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VERSO LE SMART SCHOOL… FINALMENTE

Per decenni ci siamo lamentati della situazione di degrado, a dir poco imbarazzante, in cui versavano, e versano tutt’ora in larga parte, la maggior parte degli istituti scolastici italiani, una fetta dei quali sono ospitati all’interno di antichi edifici religiosi, acquisiti dallo Stato post-unitario e adattati alla nuova funzione alla meno peggio, o di edifici realizzati in fretta e furia nel secondo dopoguerra per far fronte al fenomeno del baby boom e dei tripli turni.
In entrambi i casi ci troviamo al cospetto di edifici drammaticamente obsoleti, tecnologicamente superati ed energeticamente inefficienti, che hanno faticosamente tentato di rimanere al passo con i tempi, ma il più delle volte non ci sono riusciti.
Una situazione che ha penalizzato la qualità dell’insegnamento e la vita di milioni di studenti e di insegnanti, costretti a “fare scuola” in luoghi semplicemente inadatti, nella sottovalutazione costante di quanto la qualità dei luoghi influisca sul benessere di chi li utilizza e, quindi, in ultima analisi anche sulla qualità dell’apprendimento.

Una situazione che oggi, forse, può subire un’inversione di tendenza radicale, dal momento che a seguito della pandemia, che ha messo letteralmente in ginocchio la scuola, l’Europa è intervenuta pesantemente finanziando ricchi piani nazionali di rilancio. In Italia tutto ciò si chiama PNRR, acronimo di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che, tra le diverse linee di investimento, prevede anche un intervento massiccio sul sistema scolastico, compresi gli edifici in cui si fa scuola.

L’occasione è, quindi, di quelle che non si possono perdere, dal momento che i diversi strumenti messi a disposizione direttamente e indirettamente dal PNRR stanno facendo arrivare al sistema scolastico e a quello della formazione in genere, una mole di finanziamenti mai vista prima, con l’obiettivo di costruire ex novo ben 216 nuovi edifici scolastici a sostituire realtà obsolete e non recuperabili (per un totale di 1.19 miliardi di euro di investimento), ma anche con moltissimi interventi di riqualificazione e rifunzionalizzazione che, tra risorse del PNRR, e altri finanziamenti europei metteranno a disposizione del sistema scolastico italiano oltre 4.9 miliardi di euro da spendere in un lasso di tempo di pochi anni.

Gli interventi finanziati dal PNRR riguarderanno l’introduzione di strumenti innovativi per la mediazione didattica e la formazione (dalle Lim alle aule immersive, per fare due esempi), ma interesseranno anche
l ’efficientamento energetico degli edifici (o la costruzione ex novo di edifici a zero emissioni), la loro dotazione tecnologica di base, a partire dalla connettività a larga banda, per poi coinvolgere i sistemi di climatizzazione e ricircolo dell’aria, ma anche l’illuminotecnica, la sicurezza e le piattaforme di controllo e gestione degli immobili, fino alla possibilità di produrre l’energia necessaria al loro funzionamento, ma anche di condividerla in una logica di comunità energetica.

In quest’ottica tutte le tecnologie della cosiddetta home and building automation entrano in gioco, dal momento che gestire un edificio scolastico non è molto diverso dal gestire un grande edificio del terziario ad elevata frequenza di pubblico. I benefici dell’automazione e del controllo possono essere davvero considerevoli, portando, per esempio, a un’efficienza nei consumi e a una salubrità degli ambienti fin qui sconosciuti, ma anche a una gestione degli accessi ai laboratori e alle aree riservate e a un utilizzo razionale degli spazi collettivi.

La partita è quindi di enorme rilevanza; ma perché il meccanismo attivato dai finanziamenti si dimostri realmente virtuoso, è necessario analizzare con attenzione l’ecosistema della scuola ed essere consapevoli di come funziona e soprattutto di quali sono i soggetti da coinvolgere nel processo di innovazione che, per ragioni evidenti, hanno un logico deficit di conoscenza rispetto alle potenziali delle nuove tecnologie applicate agli edifici che gestiscono e che va rapidamente colmato.

È importante quindi fare tempestivamente attività di divulgazione rivolta in primis agli Assessori competenti e agli Uffici tecnici degli Enti locali (che detengono la proprietà della maggior parte degli edifici scolastici), ma anche ai Dirigenti Scolastici, che possono svolgere una funzione preziosa di stimolo affinché gli Istituti che dirigono possano entrare finalmente nel XXI secolo e si possa davvero cominciare a parlare di scuola 4.0.

E’ infine importate ricordare ai progettisti che gli edifici scolastici devono essere SMART anche per legge, in quanto il D.M. dei requisiti minimi del 2015 impone la classe di automazione B della UNI EN ISO 52120-1 (era la UNI EN 15232) per tutti gli edifici pesantemente riqualificati e nuovi. Inoltre, i CAM (Criteri Ambientali Minimi) consentono un premiante nel caso si arrivi alla classe di automazione A, la più performante in termini di efficienza energetica e controllo anche della Ventilazione Meccanica Controllata (VCM).

Qualità dell’aria negli ambienti ed efficienza energetica devono essere correttamente coniugati in ogni momento della vita degli edifici, soprattutto quelli che ospitano i nostri ragazzi.