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Smart Building e Smart Mobility: un matrimonio che s’ha da fare!

Nel quadro dell’evoluzione “smart” degli edifici, anche alla luce dell’evoluzione geopolitica in atto e dell’emergenza climatica, una partita sempre più rilevante è rappresentata da quella che incrocia l’intelligenza nella gestione degli impianti con l’efficienza energetica, con un obiettivo chiaro che è quello di passare rapidamente da edifici “consumer” a edifici “prosumer”, ovvero in grado di produrre tutta l’energia che consumano attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili.

In questa transizione in atto il principale strumento è dato dall’elettrificazione, ovvero dalla produzione e consumo di energia elettrica, in primis attraverso gli impianti fotovoltaici, utilizzati direttamente dal singolo edificio o, meglio ancora, messi a sistema attraverso l’adesione ad una comunità energetica, su scala urbanistica.
In quest’ottica evolutiva, il primo problema che i tecnici si trovano spesso a dover affrontare è la cosiddetta intermittenza nella produzione, tipica delle energie rinnovabili, e il conseguente sfasamento tra generazione e sfruttamento in loco dell’energia prodotta; che non significa necessariamente “carenza” di energia, ma ben più spesso “sovrabbondanza”, dal momento che, dati alla mano, mediamente uno “zero emission building” consuma simultaneamente soltanto un terzo dell’energia che produce, mentre i rimanenti due terzi o vengono accumulati attraverso sistemi di storage, oppure vengo reimmessi in rete.

Un dettaglio non insignificante, dal momento che nel primo caso comporta una maggiore complessità
dell’impianto e nel secondo genera problemi alla rete, col rischio del sovraccarico a causa dei picchi di
immissione.
Ciò implica di necessità inquadrare il problema dell’autoproduzione e dell’autoconsumo in una logica sistemica, sfruttando al meglio l’adozione di sistemi di automazione e controllo conforme alla normativa vigente, peraltro recentemente aggiornata come la UNI EN ISO 52120-1 (ex EN 15232-1) e quella dotazione di “edge computing” che caratterizza gli edifici smart e rende possibile il “dialogo” uno a molti attraverso i sistemi BEMS e BACS.

Ma il dialogo che si instaura tra edifici può non essere sufficiente ed è per questo che occorre affrontare questo tema strategico in chiave olistica, ovvero guardando ad altri settori contermini i quali interagire. Il primo e il più importante in tal senso è sicuramente quello della mobilità elettrica, già in forte crescita, e che, almeno in Europa, dal 2035 costituirà quasi l’unica opzione disponibile a chi voglia acquistare un veicolo nuovo. Settore che, peraltro, assieme a quello degli edifici, è il primo imputato in termini di produzione di gas serra (17% del totale a fronte del 36% del comparto edilizio).
Diversamente da quanto si può credere, allo stato attuale, la maggior parte dei i veicoli elettrici esistenti non sono a zero emissioni, dal momento che consumano in prevalenza energia che proviene dalla rete e dai gestori che, come noto, è soltanto in parte prodotta con fonti rinnovabili, contribuendo quindi non a risolvere, ma soltanto a “spostare” il problema dell’inquinamento.
E’ in questa logica che un’alleanza con gli edifici Zeb e con le comunità energetiche diventerebbe particolarmente virtuosa, dal momento che un parco auto elettrico che nel giro di pochi anni ammonterà a qualche milione di veicoli, tutti dotati di potenti batterie la cui ricarica avviene in prevalenza presso il luogo di abitazione o lavoro, non solo saranno in grado di assorbire l’energia in surplus generata dagli edifici (energia questa si totalmente pulita), ma contribuiranno anche alla stabilità della rete grazie ai nuovi sistemi noti come “vehicle to grid”, che consentono non solo di immagazzinare energia elettrica, ma anche di restituirla in caso di necessità, andando di fatto ad integrare i sistemi di accumulo oggi indispensabili.
Perché tutto ciò avvenga in modo virtuoso è necessario ed urgente dotare la maggior parte degli edifici esistenti di sistemi di building automation, indispensabili sia per consentire il dialogo tra edifici e tra edifici e rete, ma anche tra edifici e veicoli elettrici, oltreché, naturalmente, di un numero congruo di punti di ricarica di ultima generazione, usando all’occorrenza anche la leva fiscale.